giovedì 18 febbraio 2010

La nebbiosa bellezza di Pavia...

E sono qua, ancora una volta, ancora una volta rincantucciata nelle mie copertine, con dentro solo la voglia di svuotare la mente, che fino ad ora ha lavorato troppo, troppo, troppo…

Oggi è una giornata splendida, di quelle giornate invernali che hanno in sé un profumo indefinitamente bello di primavera, quelle giornate che ti rendono felice di avere casa ad ovest, dove tramonta il sole, che quindi ti abbraccia con il suo calore ogni volta che torni a casa un po’ tardino… Quelle giornate che nascono bige, ma improvvisamente! dalla coltre apparentemente ininterrotta di nubi emerge un raggio di sole… Proprio quando cominciavi a credere che il sole avesse cambiato nazionalità, e fosse passato a illuminare, che so, Plutone, stanco sempre della stessa Terra… Quelle giornate in cui scopri la forza di un singolo raggio di sole, che spazza via il grigio e l’umido e porta con se un po’ di tepore, assieme ad un angolo di cielo azzurro che rende le nuvole magicamente rosa, e accende l’universo d’un dorato che sembra non avere confini…

E poi pensavo, l’altro giorno, di come Pavia sia nata per la nebbia… Un lunedì di non molto tempo fa, un giorno con una nebbia che in diciannove anni di vita non ho mai visto così fitta, giorno in cui ho mentalmente ringraziato in ogni lingua l’inventore dei fendinebbia, al pensiero di dover andare di pomeriggio tardi, al Borromeo, facendo un bel pezzo di strada in mezzo all’umido, nonché al buio, e per di più di esser da sola, onestamente mi è passata per la mente l’idea di tornarmene a casuccia… Però, data la mia testa dura, dato il mio “se comincio le cose le finisco, dovessi anche sdoppiarmi, dovessi anche tirarci l’ultimo respiro, ma per principio (come al solito…!)”, ho acceso i suddetti fendinebbia e ho varcato l’ignoto… Immaginandomi di trovarmi in mezzo all’umido, a quel freddo che ti entra nelle ossa e sembra volerci prendere residenza, intirizzita e con un tipico mal di testa da freddo, incazzata nera… Invece sono scesa dalla mia macchinina… E mi sono ritrovata in un mondo a parte, immerso in un silenzio ovattato, un mondo dove non vedi a un palmo dal naso, e ti sembra di esser sola in tutto l’universo, tant’è che l’unico rumore udibile è quello del tacco dei tuoi stivali… Un mondo dove non scorgi figure, solo ombre… Che però hanno in quella nebbia la loro ragion d’essere! Ogni forma di ogni palazzo, ogni angolo sembra essere stato costruito apposta per i giorni di nebbia, per dare quel tocco particolare alle strade, affinchè ogni luce possa rivelare un paesaggio sempre diverso che mai t’aspetteresti… Pavia sembra esistere in funzione dei giorni di nebbia! Ogni angolino ha un sapore nuovo, e ti c’immergi, e infine speri che la strada del ritorno magicamente si sia allungata, giusto per passare ancora un po’ di tempo in quella magia… Dove la presenza dei palazzi ti viene rivelata solo dalle luci che li illuminano, e che creano una sorta di bagliore in fondo in fondo a un muro bianco dove non vedi al di là… Non sai cosa vedrai al prossimo passo, ma è proprio questo l’incanto… Quell’incanto che mi ha fatto camminare col naso per aria, il più lentamente possibile, col sorriso lieve d’un bimbo innanzi alla prima goccia di pioggia della sua vita, a guardarmi intorno e scrutare in ogni vicolo come se quelle strade non le conoscessi meglio delle mie tasche, no, ma come se le percorressi per la prima volta in vita mia… E diciamo che, in fin dei conti, il bello sta anche nel notare che sei praticamente l’unica persona che non va di fretta, che non è coperta fin sopra le orecchie e che non è di malumore… Mentre il mondo intorno a te corre corre verso dove deve andare, con in mente una sola immagine, che è quella di casa, al calduccio ma soprattutto senza nebbia! E invece io, dopo aver vagabondato sola, godendomi ogni istante della passeggiata, incantata e senza umane parole, e – incredibile ma vero – senza sentirmi neanche una goccia di umidità addosso, ho deciso che impelagarmi nella via dei ristoranti del Borgo fosse il modo migliore di chiudere la giornata…! No, no, non mi hanno dovuto ripescare dal Ticino, ne sono uscita integra, io e le mie pizze…

Molto probabilmente tutto ciò vi avrà ormai del tutto convinti della mia insanità mentale, ma d’altra parte… Credo che questo sia un dato di fatto, ormai! E, francamente, io non ho la minima voglia di non essere così… Mi tengo strette le mie code della curva a campana!

Baci, cari miei… Che anche voi, per stare qua a leggermi, almeno un po’ nelle code della curva a campana lo siete… Da chi per primo ha dichiarato di esserlo, nelle suddette code che statistica docet, a chi neanche le ha mai sentite nominare…! ;-)

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